La realizzazione di farmaci analoghi di ormoni intestinali che informano l'organismo riguardo agli alimenti che sono stati assunti e che saranno assorbiti ha completamente modificato la terapia dell'obesità.
Il Professore Enrico Carmina ha diretto la prima sperimentazione che utlizza semaglutide, un analogo di un ormone intestinale - GLP-1, nelle pazienti obese con sindrome dell'ovaio policistico ed insulino-resistenza.
Nell'ultimo anno il Professor Enrico Carmina ha acquisito una grande esperienza sui risultati ottenibili con la semaglutide o in alternativa con la tirzepatide nella riduzione del peso corporeo in condizioni come la PCOS o l'obesità associata ad insulino-resistenza
Quali sono stati i risultati dell'utilizzo della semaglutide nelle pazienti obese con PCOS?
Nella nostra sperimentazione iniziale che utilizzava basse dosi (0,5 mg s.c. una volta la settimana) di semaglutide abbiamo riscontrato un importante perdita di peso nel 70% delle donne obese con sindrome dell'ovaio policistico.
Quali sono i possibili progressi nella terapia dell'obesità con questi farmaci?
Penso che siamo solo all'inizio di una grande rivoluzione terapeutica. Non solo stiamo imparando ad usare meglio la semaglutide, ma un nuovo analogo, la tirzepatide, è entrato in commercio anche in Italia nel settembre 2024 e promette risultati ancora migliori della semaglutide.
L'uso di questi analoghi sarà limitato solo a situazioni particolari di obesità?
No, i risultati più incredibili sono stati ottenute nelle malattie del fegato. A giugno 2024, sono stato a Boston ad un grande congresso di malattie del fegato dove la terapia con semaglutide veniva presentata come la maggiore rivoluzione degli ultimi anni nella cura delle steatoepatiti (MASH). Anche in questo caso siamo all'inizio di una nuova era terapeutica che cambierà il futuro di tanti pazienti.
Il 30% delle donne obese con PCOS non ha risposto alla somministrazione di semaglutide. Come mai?
Inizialmente abbiamo ipotizzato che esistessero forme diverse di obesità, ma poi, sulla base dei dati che arrivavano dagli USA e dalle indicazioni dell'FDA, abbiamo compreso che una quota di donne obese richiede dosi più elevate di semaglutide.
Da luglio 2024 è disponibile anche in Italia un prodotto, il wegovy, che contiene semaglutide e che viene consigliato per la terapia dell'obesità.
Il grande vantaggio del wegovy è la possibilità di utilizzare dosi più elevate di semaglutide. Infatti il wegovy viene venduto anche a dosi di 1, 1,7 e 2,4 mg. Generalmente, la dose consigliata è quella di 1 mg s.c una volta la settimana ma in situazioni particolari e, con i dovuti accorgimenti, si possono utilizzare dosi più elevate (1,7 o raramente 2,4 mg).
Esiste una correlazione fra dose efficace di wegovy e severità dell'insulino-resistenza?
Si, i nostri dati e l'esperienza in un gran numero di pazienti, indicano che dosi elevate di semaglutide possono essere necessarie in pazienti con insulino-resistenza. Tuttavia, in condizioni di severa insulino-resistenza. i risultati della semaglutide possono essere deludenti.
Quali sono i risultati con l'uso della tirzepatide e quando questo farmaco va preferito alla semaglutide?
La tirzepatide (mounjaro) sembra essere più efficace della semaglutide nella riduzione del peso corporeo. I dati scientifici e quelli da me accumulati (in corso di pubblicazione) sembrano indicare che una terapia con semaglutide ad una dose media per un periodo di tre mesi riduce il peso corporeo del 10-15% mentre la tirzepatide ad una dose medio-bassa riduce il peso corporeo di circa 20%. Per questo motivo, nelle forme di obesità più severe o quando i risultati della semaglutide sono deludenti, si preferisce usare la tirzepatide.
Quali sono i rischi legati alla somministrazione di semaglutide o di tirzepatide?
In generale questi farmaci sono ben tollerati e danno meno problemi gastro-intestinali di altri farmaci di uso comune come la metformina.
Tuttavia, sono state segnalate forme di pancreatite. Inoltre, studi sui ratti trattati con dosi molto elevate di semaglutide hanno mostrato la possibilità di sviluppo di forme rare di tumori. Per quanto, nell'uomo questi casi di tumore non siano stati evidenziati, la terapia con semaglutide o tirzepatide richiede uno screening particolare della funzione pancreatica e di quella midollare tiroidea. Inoltre, lo studio pancreatico va ripetuto durante il trattamento perché, in alcuni casi, ho notato aumento degli enzimi pancreatici dopo qualche mese di terapia.